venerdì 17 ottobre 2014

Peter un elettrosensibile inglese

Vi rimando ad un articolo con foto sulla vita di  Peter Lloyd che vive in una casa di legno senza elettricità ...

venerdì 3 ottobre 2014

Federica, architetto, 36 anni


Federica, architetto, 36 anni

La mia esperienza di elettrosensibile è cominciata nel 2011, quando ho scoperto, durante la mia prima gravidanza di avere delle difficoltà ad usare il telefono cellulare, ai tempi un Iphone. All’inizio era solo una leggerissima sensazione di calore all’orecchio, ma con il passare dei mesi il dolore è aumentato, si è irradiato a tutta l’area destra della testa, e sempre accompagnato da persistenti emicranie e senso di vertigini per una ventina di minuti dopo ogni brevissimo utilizzo di cellulare.

A poco a poco ho cominciato ad utilizzare l’auricolare, e col tempo l’auricolare è diventato per me uno strumento indispensabile, anche se non ha mai annullato del tutto i sintomi. L’orecchio mi si scaldava ugualmente, e avvertivo lo stesso un senso di vertigine accompagnato a nausea.

Allora ho cominciato ad usare solo il vivavoce, a ricevere solamente le chiamate e parlare pochissimo, tenendo il telefono in mano e parlando ad alta voce. All’inizio andava bene così, nonostante i disagi e l’imbarazzo di dover parlare anche se molto raramente e se pur a bassa voce in pubblico e fare ascoltare ad altri la telefonata. Ma da alcuni mesi ho cominciato ad avere problemi anche così. Dopo ogni utilizzo la mano comincia a formicolarmi, la sento rigida e debole, non riesco a stringere il pugno per afferrare gli oggetti, è come intorpidita. La sensazione dura anche un’ora dopo ogni breve utilizzo del telefono. Da alcune settimane ho cominciato ad utilizzare il telefono appoggiato ad un tavolo, e parlare ad alta voce, in modo da non doverlo toccare in nessun modo durante l’utilizzo. Ho appena acquistato il kit per cellulare della società americana RF Safe contro le radiofrequenze. Ho usato l’auricolare schermato solo una volta, fra un po’ di tempo potrò raccontarvi se mi ha portato qualche beneficio o meno.

Ho comunque previsto di riprendere a utilizzare un telefonino all’antica, per alleviare sensibilmente il mio problema, almeno quello con i telefoni. Stesso discorso per le reti wifi con le quali entro in contatto. Avverto stanchezza cronica, difficoltà a concentrarmi, senso di vertigine, nausea, formicolio alle mani e forti emicranie.

Anche se il dispositivo wifi è spento in casa, avverto quello degli altri che attraversa le stanze e raggiunge casa mia. Il disagio sta assumendo proporzioni invalidanti considerato che oramai il wifi si trova ovunque: treni, camere d’albergo, bar e ristoranti. Nella nuova macchina che ho preso ho eliminato ogni connessione bluetooth. Stessa cosa per il forno microonde. Stessa cosa per il telefono cordless. Ho eliminato ogni tecnologia cordless dentro casa. In ufficio il disagio persiste, sono architetto e quindi costretta ad utilizzare il pc per lunghi periodi, il lavoro sta diventando davvero difficile da gestire. Mi sento sempre stanca, fatico a concentrarmi, oggi ho utilizzato il wifi per più di un’ora e mezza e il dolore alla testa e il senso di vertigine ha cominciato a farsi sentire, anche con dolore posteriore agli occhi.

Sto cercando una casa isolata, da poter schermare da ogni tipo di segnale esterno, lontano da ripetitori e antenne, ed è facile intuire come questa patologia riservi gravissimi disagi nella vita quotidiana di chi ne soffre. Ad esempio non posso minimamente avvicinarmi ad un forno a microonde in funzione, e ad ogni tipo di apparecchio che emana questo tipo di onde. Il malessere diminuisce solamente dopo aver effettuato attività fisica come la corsa, in luoghi non contaminati come il bosco, per almeno mezz’ora. Conoscere le esperienze di altri elettrosensibili trovo debba rappresentare un punto fermo per cercare di capire se esiste una qualche patologia pregressa che ci accomuna, io ad esempio soffro di tiroidite autoimmune di Hashimoto, o comunque per condividere l’iter terapeutico che si sta intraprendendo, per valutarne benefici e carenze.

Chiedo che questa patologia venga resa pubblica, venga ufficializzata, migliaia di persone ne soffrono magari senza saperlo e non sono in grado di definire il loro malessere. Dobbiamo sensibilizzare la popolazione e le istituzioni sui danni irreversibili che compiono le onde elettromagnetiche sulla nostra salute, e soprattutto sulla salute dei bambini. Desidero che questa patologia venga riconosciuta dal servizio sanitario nazionale, come già stato fatto in molti altri paesi d’Europa.

Desidero essere tutelata per quello che ritengo un abuso incontrollato che fanno di queste tecnologie Mercato e Istituzioni ai danni della salute dei cittadini, e lo dico come cittadina e come lavoratrice. Voglio denunciare l’omertà che circola intorno a questo fenomeno, perché controproducente a livello di interessi economici. Ascoltare le esperienze di altri elettrosensibili ci rende meno soli, perché la cosa peggiore è raccontare la propria patologia agli altri e non essere creduti, essere guardati come esseri bizzarri, ricevere sguardi tra l’ostile e l’incredulo alla richiesta di spegnere ogni connessione per motivi di salute, cosa che quasi mai succede, visto che quasi mai veniamo presi sul serio. La cosa che fa più male del dolore è venire considerati alla stregua di fanatici, idealisti no global anti-tecnologici capaci di inventarsi patologie immaginarie per giustificare fenomeni che non si condivide.

Le persone asintomatiche non capiscono che un giorno o l’altro potrebbe capitare anche a loro. L’elettrosensibilità non predilige un target, colpisce nel mucchio: giovani, vecchi, uomini, donne, vegetariani, carnivori, sani, malati, tutti. Parteciperò in prima persona a qualsiasi mobilitazione si voglia intentare per vedere riconosciuta la nostra patologia, lo scopo è proteggere noi da questo fenomeno devastante, ma soprattutto tutti i bambini, le generazioni future, che sono le prime vittime della più grande follia di questo inizio secolo e che a oggi sono davvero le uniche vittime indifese. Noi adulti non siamo indifesi, abbiamo la nostra voce per farci sentire per chiedere tutto ciò che è nostro diritto, sarà lunga e difficile, ma ogni giorno guadagnato sarà un giorno in più liberi dall’elettrosmog.

Dobbiamo provarci almeno per loro.